martedì 8 maggio 2018

Gilles, la bottiglia non si tiene così

Sono nato nel 1984, Gilles Villeneuve è morto nel 1982: va da sé che il mito di Gilles per me è arrivato dopo, dai servizi Rai, dai racconti di Andrea De Adamich, da quello che mi diceva mio padre... che "era un mezzo matto, ma andava molto veloce".

E questo post potrebbe chiudersi qui, non ho molto altro da raccontare che non sia già stato detto su Gilles... da chi l'ha conosciuto veramente, o da chi semplicemente l'ha vissuto davvero, accompagnato dalle telecronache flemmatiche di Mario Poltronieri.

Ma siccome ho visto che i morti tirano un sacco nel mio blog... no vabbè, non è questo il motivo. Cioè intendiamoci: parlare di morti tira sempre (sarà perché siamo sempre un po' incuriositi da quello che non possiamo comprendere, cioè la non-vita), ma Gilles è morto da un bel po', quindi, soprattutto nel giorno del 36° anniversario della sua scomparsa, in cui l'argomento è trito e ritrito.... perché?

Qualche settimana stato sono stato a visitare il Museo Enzo Ferrari di Modena e il Museo Ferrari di Maranello, e mi ha colpito questa foto.



E' una foto famosissima, e l'avevo già vista centinaia di volte... ma per la prima volta l'ho osservata bene.
C'è Enzo Ferrari, con la sua indiscutibile "eleganza da umarell"... braga a vita alta, cravatta che toccia sui maroni, occhiale da sole per non dare confidenza... che poi in realtà cosa non volevi, dargli confidenza? A Enzo Ferrari, Gilles, piaceva davvero un sacco.

Perché era uno di quelli che nascono ogni cinquant'anni o giù di lì, un matto vero, uno a cui piaceva vincere... al costo di perdere.
Per Gilles, era meglio finire a muro lottando per la vittoria, che accettare un secondo posto.

In Formula 1, oggi come allora, ogni piazzamento alla fine significa soldi... e anche alla Ferrari, dove magari i soldi contano fino a un certo punto, un secondo posto è un tassello importante per arrivare a vincere il titolo, piloti o costruttori che sia.
Enzo Ferrari questo lo sa bene, tuttavia... non riesce a negare il debole per uno che incarna lo spirito della corsa... alla fine cos'è un titolo mondiale, se non un mero calcolo matematico? Le corse, i Gran Premi, sono le gare vere, di piloti e di macchine... sono quelle che si vincono o si perdono.

E allora di uno così, sportivamente parlando, ti innamori. Se sei Enzo Ferrari, se sei ferrarista, o se semplicemente segui la Formula 1. Lo odi perché ti disfa le macchine, ti sputtana il mondiale... ma lo ami perché ti emoziona.

E gli perdoni anche il fatto che no, cazzo, no, la bottiglia non si tiene in mano così, che sennò si scalda. Ma cosa vuoi che ne capisca di vino, è un canadese.
Può capirne di motoslitte. O al limite, di corse.

Arnoux vs. Gilles, commentato da Poltronieri. "Un coraggio leonino."